Castello Conti

| 20 Febbraio 2015

[cml_media_alt id='2811']sorelle[/cml_media_alt]Se fossi nata maschio, non esisterebbe “il rosso delle donne”, ma avrei evitato che al mio arrivo papà Ermanno esclamasse con sconforto “un’altra femmina”, rinchiudendosi poi nel totale mutismo per almeno una settimana.
Tuttavia la vita sa stupire sempre per la sua imprevedibilità. Così, dopo percorsi formativi differenti, noi tre sorelle ci siamo ritrovate insieme alla guida dell’azienda di famiglia, ed è nato “il rosso delle donne”. Un’etichetta, dell’artista Oreste Sabadin, dedicata all’annata ‘96 del Boca che doveva segnare il passaggio di consegne, diventata poi simbolo di un progetto culturale più ampio, sempre più convinte che produrre un buon vino sia assimilabile alla creazione di un’opera d’arte, nella quale rispecchiare il proprio vivere quotidiano.

Papà Ermanno è stato uno tra i primi produttori del Boca, credendo nel valore di questo vino dalle origini antiche, anche in tempi nei quali le tendenze di mercato portavano a scelte più facili.
Le terre del Boca, per chi non lo sapesse, si trovano nell’Alto Piemonte, in provincia di Novara, su una ramificazione delle ultime colline delle pre-Alpi tra la Valsesia e il lago d’Orta, all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera. Sono zone antichissime, tra le prime in Piemonte ad essere abitate dall’uomo. Risalgono al VII-VI sec. A.C. i resti di vinaccioli di vite coltivata.
Purtroppo la crisi fillosserica e la crescente industrializzazione nella prima metà del Novecento, hanno ridotto gli oltre 40.000 ettari vitati che coprivano quasi interamente le nostre colline a poco meno di 700. E così dalla vigna in pochi decenni si è passati ai boschi. È con l’inizio degli anni ’90 che nelle terre del Boca c’è stata la voglia di riconquistare, almeno in parte, il paesaggio simile al passato, che Mario Soldati descriveva così: “ripide e lunghe come bastioni, terre rosse e aride a picco sui ghiaioni della Sesia, e tutte crespe di vigne, tutte esposte a mezzogiorno, ben difese dai venti del nord. Una volta il ghiacciaio del Monte Rosa avanzava fino qui: una volta queste colline, oggi coltivate a vite, erano gli orli estremi che lo contenevano”.
È da questi porfidi rossi di origine vulcanica, situati tra i 400 e i 500 mt, che il nebbiolo, la vespolina e l’uva rara trovano il loro habitat ottimale per dare vita al vino Boca.

Un proverbio indiano dice che: Abbiamo la terra non in eredità dai nostri genitori, ma in affitto dai figli. Sarà per questo che nostro padre, in anni in cui la chimica ha avuto grande espansione, non ha mai usato diserbanti nel suo vigneto, sostenendo con la semplicità della vera saggezza contadina che ciò che metteva in vigna finiva nel suo bicchiere.
Poche parole che mi furono da guida nell’affrontare l’annata 2004, quando d’improvviso mi trovai sola nella gestione dell’intero processo produttivo, dalla potatura alla messa in bottiglia.
In vigna chiesi alle piante d’aiutarmi a capire cosa dovevo fare per portare a casa almeno qualche grappolo; in cantina mi fidai del consiglio paterno: “meno fai, per i nostri vini, e meglio è”. E così, le 3000 bottiglie prodotte mi confermarono quanto la natura sia generosa e compresi ancora di più quanto sia importante impegnarsi a tutelarla. Luigi Veronelli diceva che: Il vino sente l’amore del contadino e lo ricompensa facendosi migliore.
È da qui che nasce la mia storia di vignaiola, dall’amore ritrovato per la terra in cui trovano origine le mie radici. Per me il vino deve essere frutto del processo alchemico tra il luogo in cui nasce, le uve da cui è ottenuto e il produttore. Mi piace pensare alla figura del contadino non come imprenditore agricolo, ma come custode privilegiato del proprio ambiente naturale.
Saper ascoltare l’esperienza millenaria della terra e delle piante credo sia fonte di grande ricchezza interiore. Per questo continuo a credere che chi mette le mani nella terra mantenga sempre un po’ di umanità.
Per concludere, vorrei riportare la citazione di Antonio Tabucchi in “Viaggi e altri viaggi”: “Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.”
Con l’augurio che ognuno di voi possa vivere e custodire il proprio luogo.
Elena

Nome dell’azienda agricola / Winery name / Nom du domaine: Castello Conti
Nome e cognome del responsabile / Owner’s name and surname / Nom et prénom du titulaire: Elena Conti
Ragione sociale / Legal name / Raison sociale: Cantine del Castello di Conti Elena, Anna e Paola snc
Indirizzo / Address / Adresse: via Per Borgomanero 15
CAP / Area Code / Code postal: 28014
Città / Town / Ville: Maggiora
Provincia / Other / Département: NO
Regione / Region / Région: Piemonte
State (U.S. only):
Paese / Country / Pays: Italy
Telefono / Phone / Telephone fixe: 0039032287187
Cellulare / Mobile / Tel. portable:
Email / Email / Adresse Mail: info@castelloconti.it
Sito internet / Website / Site internet: http://www.castelloconti.it

Altri dati

Certificazioni dell’azienda / Certifications / Certifications:
Associazioni a cui aderisce / Member of these associations / Adhérent a quelles associations:
Distributore per l’Italia / Italian distributor / Distributeurs pour l’Italie:
Superficie della proprietà (ha) / Size of the property (ha) / Superficie du domaine (ha): 12
Superficie vitata (ha) / Size of the vineyards (ha) / Superficie viticole (ha): 1.5
Bottiglie annue prodotte / Bottles per year / Bouteilles annuelles produites: 10000
Vitigni impiantati / Grape varieties planted / Types de vignes plantées: Nebbiolo, Vespolina, Uva Rara, Croatina
Metodo di lavorazione / Farming method / Mode de travail: Naturale / Natural / Naturel
Visite presso l’azienda / Winery visits / Visite au domaine: Sì, su prenotazione / Yes / Oui
Vendita diretta / Cellar door sales / Vente directe: Sì / Yes / Oui
Vendita diretta al pubblico di Live Wine / Direct sale to the public at Live Wine / Vente directe auprès du public de Live Wine: Sì / Yes / Oui

Vini presentati in fiera:

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Category: 2016, Italy

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